L'uomo dal fallo d'oro

Chiudiamo gli occhi e immaginiamo di trovarci di fronte un consesso. Più precisamente, una convention internazionale di ricercatori, scienziati e industriali che discutono del futuro della fibra tessile. La platea è ora ammaliata da un oratore che indossa una tuta dorata, da cui fuoriesce un gigantesco fallo gonfiabile della grandezza di una mazza da baseball. Non si tratta di un megalomane, ma, apparentemente, di un rappresentante della World Trade Organization. Illustrando le proprietà della sua tuta, l'uomo spiega quanto sia duro il lavoro del manager che deve organizzare la manodopera remotamente.

Dice che nell'era del telelavoro la sua Management Leisure Suit rappresenta la soluzione a due problemi di gestione cruciali: "come mantenere i rapporti con i lavoratori a distanza e come mantenere la propria salute mentale di manager con il giusto correspettivo di relax".
La platea di professori lo ascolta con interesse stupito e, alla fine, gli dedica un lungo applauso.

Borondo

Singolare episodio al Centro Polifunzionale di Sapri. Scambiano quelle sulla vetrata per macchie di sporco e cancellano l’opera d’arte di un artista spagnolo. A cadere clamorosamente in errore gli operai della ditta di pulizia incaricata dal Comune che, credendo di trovarsi dinnanzi a macchie un po’ più resistenti del solito, hanno parzialmente cancellato un lavoro di Gonzalo Borondo, tra gli street artist più famosi al mondo. L’artista lo aveva dipinto in occasione della manifestazione “Oltre il Muro”. Un danno enorme, se si considera che le opere di Borondo sono presenti a Londra, Parigi, Roma, Madrid, Atlanta, Miami. Pronte le scuse dell’amministrazione comunale. Cancellare Borondo è stato un errore gravissimo di cui ci sentiamo molto responsabili e dispiaciuti – ha sottolineato il sindaco, Giuseppe Del Medico Solo l’intervento dell’assessore Cammarosano ha limitato i danni salvando dalle “pulizie” gran parte dell’opera. Invierò all’artista, per il tramite dell’associazione Oltre il muro, le scuse dell’amministrazione comunale.

 

09/09/14

Fonte ondanews

 

 

6 febbraio 2000

LA GRANDE TRUFFA DELL'ARTE

Avete mai la sensazione di essere imbrogliati?

Una rivendicazione di 0100101110101101.ORG e Luther Blissett

 

Dichiaro di aver inventato la vita e le opere dell'artista serbo Darko Maver, nato a Krupanj nel 1962 e morto nel Carcere di Podgorica il 30 aprile 1999.

Darko Maver era nato e vissuto nell'area balcana, la stessa oggi spolpata viva dagli interessi economici e geopolitici dei potenti, dalle milizie delle diverse etnie e dalla macchina-avvoltoio dei media. Darko Maver era un artista politicamente scomodo, le sue performance difficili da digerire; ciononostante era ormai pronto per essere assimilato dal sistema dell'arte. Debitamente omogeneizzata, privata della sua forza espressiva la sua opera era già pronta al viatico canonico che attraverso le gallerie, le mostre, il mercato porta alla pace eterna del museo, apice di un processo anestetico, sterilizzante, disarmante.
Il museo: vero e proprio tempio dove si cerimonia l'arte, è un luogo che falsifica, avvilendola, l'arte che contiene, così come il carcere falsifica rendendola irriconoscibile la vita che nega.
E il teorema, una volta ancora, si dimostra esatto: un artista (un'identità), una poetica, le opere e il sistema è pronto a fagocitare tutto, a tradurre in merce quanto era vita.

... tutto questo per Darko Maver non accadrà.
Perché Darko Maver non esiste! Perché le sue opere non esistono!

Porta di Duchamp 

di Roberto Bianchini

VENEZIA Gli operai che stavano finendo di dipingere i padiglioni della Biennale d' arte, si erano accorti che c' era ancora una vecchia porta da verniciare, in quattro e quattr' otto c' era poco tempo perché l' inaugurazione era ormai prossima l' avevano fatta tutta bianca, così la porta risplendeva come se fosse nuova. Non potevano sapere, quei ragazzotti coi pennelli in mano, che avevano verniciato niente meno che un' opera d' arte: una porta in legno del dadaista francese Marcel Duchamp, presentata all' esposizione internazionale d' arte della Biennale del ' 78, dedicata al tema: Dalla natura all' arte e dall' arte alla natura. Dopo una causa durata nove anni, adesso i giudici del tribunale di Venezia hanno dato ragione al proprietario della porta (pardon, dell' opera), il collezionista romano Fabio Sargentini, che aveva denunciato la Biennale per danni, e hanno condannato l' ente culturale veneziano ad un risarcimento di quattrocento milioni. La porta (2 metri e 20 per 62 centimetri) in effetti aveva proprio bisogno di una ritoccatina. Compiva infatti 51 anni quando venne messa in mostra nel giugno del' 78, prestata alla Biennale e assicurata per duecentomila dollari. Era del 1927 e proveniva da una casa di Rue Larry a Parigi, dove Duchamp aveva abitato.

Tirana Biennale

Di Francesco Forlani

Stamattina, prima di prendere il treno mi sono chiesto come si fosse risolto il contenzioso tra il direttore di Flash art , Giancarlo Politi e il fotografo Oliviero Toscani. La cosa mi interessa perché all’epoca dei fatti, eravamo nel 2002, una rivista francese, Le vrai papier Journal mi mandò in Italia come corrispondente per scoprire la verità, la vera verità di una delle più grandi beffe mediatiche giocate ai danni dell’Arte contemporanea in Italia. Per essere più precisi l’attacco fu portato a uno dei suoi più importanti riferimenti critici, Flash Art. E così, navigando in rete ho scoperto che circa un mese fa il direttore della storica testata replicando a una lettrice sosteneva la cosa seguente:

Tu mi ricordi la questione Toscani di anni fa?

Chiari

Al Museion di Bolzano, le donne delle pulizie buttano via l’opera d’arte ispirata a De Michelis
di Valeria Frangipane

La direttrice: «Il personale ha pensato che ci fosse stata una festa ed ha “ripulito” l’installazione con le bottiglie per terra». L’opera delle artiste milanesi Goldschmied & Chiari intitolata “Dove andiamo a ballare stasera?” rappresentava i festini della politica degli anni Ottanta

Bolzano. La sera prima c'era stata una festa al Museion. E loro, all'alba, ramazze in mano devono aver pensato: «Certo che ’sti maleducati ne hanno lasciata di roba in giro...». Bottiglie vuote buttate a terra, coriandoli, carta, mozziconi, persino scarpe e vestiti. E così, olio di gomito, hanno fatto il loro bravo lavoro le signore dell'impresa di pulizie. Alla fine era tutto lucido. Una faticaccia. Il problema, per le signore e per il Museion, è che "tutto quello sporco" era un'installazione. E non di uno passato di lì per caso ma di Goldschmied & Chiari, in arte Goldi&Chiari, creata per la “Casa atelier” di Museion ed inaugurata giovedì sera. Un duo di performer tra i più ambiti nei circuiti dei musei d'arte contemporanea. Avevano pensato a un titolo per la loro opera "Dove andiamo a ballare stasera?" sulla crisi della politica anni 80, ispirata da una guida alle discoteche scritta dall'ex ministro socialista De MIchelis, e la situazione è stata così realisticamente riprodotta che la sala sembrava tutta da risistemare.

Fake

Da Oscar Giannetto, alter del giornalista candidato premier nel 2012, fino a Renzo Mattei, Gianni Kuperlo e Casalegglo: i falsi account che impazzano su Twitter ci aiutano (anche) a capire la politica. Una nuova forma di partecipazione. E di linguaggio. Che rompe gli schemi tradizionali e raccoglie quella voglia di "essere parte" spesso inascoltata. Li abbiamo consultati, studiati e interpretati. Ve li proponiamo. Anche per capire come è cambiato il discorso pubblico nell'era 2.0. Con un occhio a come i leader "cinguettano" ogni giorno

Quando l'imitazione supera l'originale

di Roberta Benvenuto, Marco Bracconi e Carmine Saviano


ROMA - Se cercavi Dio, una volta dovevi andare in Chiesa. Oggi può bastare andare su Twitter. Dove Nostro Signore ha oltre 300mila fedeli. Non è dato sapere se il fake del Padreterno ha ottenuto il beneplacito dall'aldilà. Quel che è certo è che  -  scendendo dal cielo sulla terra, anzi nel Palazzo -  gli alter del premier (Renzo Mattei, più di 30mila follower), del guru 5 Stelle (Casalegglo, 69mila), dello sconfitto alle primarie Pd (Gianni Kuperlo, 25mila) sono nati all'insaputa dei loro ispiratori.

I falsi Modigliani

La storia della beffa di Livorno